La ruggine e la luce

A cura di Valentina Carrera e Virgilio Patarini

 

Opere di: Stefano Accorsi, Simone Boscolo, Valentina Carrera, Fabio Cuman, Moreno Panozzo, Virgilio Patarini, Luigi Profeta, Raffaele Quida, Edoardo Stramacchia, Sasha Zalenkevich

 

“It’s better to burn out than to fade away cause rust never sleeps” (“è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente, perché la ruggine non dorme mai”), cantava Neil Young nel 1979…

E di ruggine che corrode i metalli e di luce sprigionata dalle fiamme è fatta questa mostra. Non solo in senso metaforico. Opere che gridano la loro presenza fisica, materiale sono presentate accanto a quadri che sussurrano il loro anelito alla trascendenza. L’hard ware dei bassorilievi, delle sculture e delle installazioni di Carrera, Panozzo, Patarini e Profeta convive con il soft ware dei quadri di Accorsi, Boscolo, Quida e Zelenkevich.

E Fabio Cuman così hard nelle sculture e soft nei dipinti…

Nel 1915 Heinrich Wolfflin ricostruiva la storia dell’arte moderna seguendo le oscillazioni dei secoli tra forme chiuse e forme aperte, tra lineare e pittorico, tra chiarezza e oscurità: tra hard ware e soft ware (appunto) diremmo noi oggi.

Oggi, quasi un secolo dopo, artisti della stessa generazione, ovvero la generazione post-moderna, quella delle post-avanguardie, possono essere, indifferentemente, o addirittura al tempo stesso, campioni dell’uno e dell’altro polo. Artefici di opere aperte o chiuse. Oscillando come acrobati tra la ruggine e la luce. Filosofi e artigiani.  

 

Virgilio Patarini