Lyudimila Vasilieva 

Mostra personale a cura di Virgilio Patarini e Valentina Carrera

 

Alla fine fu la luce.

Alla fine tutte le forme, tutte le figure, tutte le sapienti composizioni, tutti i piani sovrapposti, intersecanti, tutti i volti, i corpi, gli sguardi abbassati, tutte le umane presenze, tutti gli interni appena accennati, evocati da tagli di luce, da rapidi segni, pennellate, ampie spatolate di colore...Alla fine tutte le complesse e allusive architetture visive che sorreggevano i quadri di Lyudmila Vasileva si sono liquefatte in una luce vibrante d puro colore. E la pittura si è fatta essenza. La presenza raffigurata si è rivelata per quello che era: assenza sublime. L’illusione sapiente della  quarta dimensione  è crollata al suolo con un soffio, come fosse di carta. La terza dimensione? Una tensione vana. La simulazione ha lasciato il campo alla disarmante  verità di ogni quadro, che è fatto solo e soltanto di superficie e di colore. E che non rappresenta altro che se stesso. Anche i titoli si sono fatti rarefatti, “atmosferici”, “musicali”, labilmente elusivi: Dinamica e mutazione, Pioggia d’autunno, Sinfonia di primavera. E la pittura diventa così musica, sublimazione, ascesi quasi mistica. Negazione di ogni fisica presenza, se non quei labili minimi millimetri di spessore di tela di lino e colore ad olio. E’ questo il prodigio a cui assistiamo passando in rassegna la decina di quadri qui radunati dell’artista russa comasca d’adozione, quadri che ci raccontano un momento cruciale dell’evoluzione stilistica della pittrice di Odessa: basta osservare le date. Tra il 2009 e il 2010 le ampie, marcate, scomposte campiture si sfaldano, le linee di demarcazione svaniscono, il disegno si dissolve. Il disegno, da sempre nervatura portante delle opere della Vasileva, sia di quelle astratte che di quelle figurative, d’improvviso viene meno. Tutto è solo colore. Vibranti pennellate di colore rapide e guizzanti, corsive, a tratti nervose. Pennellate di luce. Sì, alla fine fu la luce. O, se non alla fine, almeno fino al prossimo colpo di scena.

 

Virgilio Patarini