Valentina Carrera, Symbols

Mostra personale a cura di Alessandro Baito ( Padiglione Islanda)

 

Seguendo la definizione di Jung, per cui "la macchina psicologica, che trasforma l'energia, è il simbolo", il lavoro della Carrera consiste nell'utilizzare o creare una serie di simboli, tratto comune tra l'altro a molta arte contemporanea, rendendo evidente ciò che normalmente non lo è. 
All'interno della sua produzione ci sono tematiche costanti, riprese in declinazioni sempre nuove: dall'amore alla morte, dal rispetto per la vita alla passione per la poesia, dal calore della Natura alla disperazione per ogni forma di meschinità. 
Ogni opera sta per un'emozione oppure un'idea, ma contemporaneamente rimanda ad un universo complesso di relazioni tra sé e le altre opere. 
Il percorso indicato da San Paolo "per visibilia ad invisibilia" arriva al suo traguardo finale, grazie al fatto che la materia, completamente sublimata dall'arte informale della Carrera, non rimane per questo persa in un magma indifferenziato. Il merito delle sue opere infatti è quello di essere in grado di segnalare e mostrare sempre un cuore pulsante, spesso appunto un simbolo, capace di magnetizzare e metabolizzare le energie cromatiche intorno a sé, per poi veicolarle verso l'esterno e quindi instaurare un silenzioso dialogo con l'osservatore. 
È così che il simbolico, notoriamente contrapposto all'esistenziale, con questo si riconcilia. (... )

Alessandro Baito